Nessun risarcimento a chi cade a bordo piscina camminando a piedi nudi
Non spetta alcun risarcimento alla cliente caduta a terra dopo essere scivolata mentre camminava a piedi nudi sul bordo della piscina di un centro termale. Si tratta infatti di un comportamento incauto, come tale idoneo a rompere il vincolo causale tra la cosa in custodia e l'evento dannoso, considerando che sebbene sussista la pericolosità del bordo della piscina al contempo detta pericolosità doveva essere agevolmente prevedibile e percepibile dalla danneggiata.
(Cassazione Civile, ordinanza, 20 luglio 2023, n. 21675)
Le spese sostenute prima del matrimonio non devono essere restituite dopo la separazione
Poiché durante il matrimonio ciascun coniuge è tenuto a contribuire alle esigenze della famiglia in misura proporzionale alle proprie sostanze, secondo quanto previsto dagli artt. 143 e 316-bis, comma 1, c.c., a seguito della separazione non sussiste il diritto al rimborso di un coniuge nei confronti dell'altro per le spese sostenute in modo indifferenziato per i bisogni della famiglia durante il matrimonio. Le spese effettuate prima del matrimonio sono irripetibili, essendo state utilizzate in vista delle nozze e non potendo trovare applicazione l'art. 785 c.c..
(Cassazione Civile, ordinanza, 19 luglio 2023, n. 21100)
Attraversamento imprevedibile del pedone: nessuna colpa in capo al conducente
L'accertamento del comportamento colposo del pedone investito da veicolo non è sufficiente per l'affermazione della sua esclusiva responsabilità, essendo pur sempre necessario che l'investitore vinca la presunzione di colpa posta a suo carico dall'art. 2054, primo comma, cod. civ., dimostrando di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno e tenendo conto che, a tal fine, neanche rileva l'anomalia della condotta del primo, ma occorre la prova che la stessa non fosse ragionevolmente prevedibile e che il conducente abbia adottato tutte le cautele esigibili in relazione alle circostanze del caso concreto (tanto si verifica quando il pedone appare all’improvviso sulla traiettoria del veicolo che procede regolarmente sulla strada, rispettando tutte le norme della circolazione stradale e quelle di comune prudenza e diligenza).
(Cassazione Civile, ordinanza, 13 luglio 2023, n. 20140)
Anche in assenza dell’elemento soggettivo il contraffattore deve restituire gli utili
Il titolare del diritto di privativa che lamenti la sua violazione ha facoltà di chiedere, in luogo del risarcimento del danno da lucro cessante, la restituzione (cd. retroversione") degli utili realizzati dall'autore della violazione, con apposita domanda ai sensi dell'art. 125 c.p.i., senza che sia necessario allegare specificamente e dimostrare che l'autore della violazione abbia agito con colpa o con dolo. Al riguardo, il soggetto contraffattore, pur avendo agito in mancanza dell'elemento soggettivo (doloso o colposo), deve comunque restituire al titolare gli utili che ha realizzato nella propria attività di violazione, per effetto del rimedio restitutorio, volto a salvaguardare il titolare di un diritto di privativa che rimarrebbe altrimenti privo di tutela laddove la contraffazione fosse causata in assenza dell'elemento soggettivo del dolo e della colpa.
(Cassazione Civile, 18 luglio 2023, n. 20800)
Costruzioni di edifici: presupposti per poter proporre l’azione ex art. 2043 Cod. Civ.
Sul presupposto che la responsabilità ex art. 1669 c.c. è speciale rispetto a quella prevista dalla norma generale di cui all'art. 2043 c.c., ne consegue che, avuto riguardo alla costruzione di un edificio, quest'ultima può essere invocata soltanto ove non ricorrano i presupposti oggettivi e soggettivi della responsabilità prevista per l'appunto dall'art. 1669 c.c., ma, pur tuttavia, non al fine di superare i limiti temporali entro cui l'ordinamento positivo ne consente l'operatività, ovvero senza poter "aggirare" lo speciale regime di prescrizione e decadenza che la caratterizza.
(Cassazione Civile, 17 luglio 2023, n. 20450)
Esercizio del diritto di prelievo e la prova del carattere personalissimo del denaro
Ai fini dell’esercizio del diritto di prelievo di cui all’art. 195 c.c., la prova del carattere personalissimo del denaro deve essere accompagnata da indicazioni (anche presunzioni) relative alla conservazione di quel denaro e al suo non impiego per i bisogni della famiglia perché in mancanza deve presumersi che il denaro che residua è comune. E' indispensabile, quindi, che il coniuge titolare distingua preventivamente, nel patrimonio liquido, quanto denaro è stato prodotto da frutti dei beni propri e dai proventi conseguiti durante il matrimonio e quanto denaro, appartenendogli prima del matrimonio o provenendo da titoli elencati nell'art. 179, sia andato a costituire una sorta di patrimonio separato.
(Cassazione Civile, 13 luglio 2023, n. 20066)
Liquidazione controllata: nessuna prededuzione per il compenso dell’avvocato che assiste il debitore
Tenuto conto che nella liquidazione controllata il ricorso per l’apertura di detta procedura può essere presentato “personalmente dal debitore, con l’assistenza dell’OCC”, la relativa assistenza di avvocato e consulente non risulta necessaria, per cui i relativi compensi non sono assistiti dalla prededuzione, considerato, inoltre, che l’art. 6 lett. a) CCII limita ora espressamente la prededucibilità alle spese e ai compensi per le prestazioni rese dall’OCC, nulla invece prevedendo per gli altri professionisti che abbiano in vario modo assistito il ricorrente nella predisposizione e/o presentazione del piano.
(Tribunale Ascoli Piceno, 13 Luglio 2023, Dott. Sirianni)
È nulla la delibera che stabilisce un aumento a forfait delle spese dell’ascensore a carico degli uffici supponendo un maggior uso
È nulla la deliberazione dell’assemblea di condominio approvata a maggioranza con cui si stabilisca, per una unità immobiliare adibita ad uso ufficio ed in ragione dei disagi da essa provocati, un incremento forfetizzato della quota di contribuzione alle spese di gestione dell’impianto di ascensore, sul presupposto della più consistente utilizzazione, rispetto agli altri, del bene comune.
(Cassazione Civile, ordinanza, 18 luglio 2023, n. 20888)
Per annullare il contratto non basta il pregiudizio per l’incapace
Ai fini dell’annullamento del contratto per incapacità naturale - a differenza di quanto previsto per l’annullamento dell’atto unilaterale - non rileva, di per sé, il pregiudizio che il contratto provochi o possa provocare all’incapace, poiché tale pregiudizio rappresenta solamente un indizio della malafede dell’altro contraente.
(Cassazione Civile, ordinanza, 11 luglio 2023, n. 19630)
Cambio di credo religioso e rifiuto di collaborare in famiglia: la moglie rischia l’addebito
Il mutamento di fede religiosa e la conseguente partecipazione alle pratiche collettive del nuovo culto, configurandosi come esercizio dei diritti garantiti dall'art. 19 Cost., non possono di per sé considerarsi come ragione di addebito della separazione, a meno che l'adesione al nuovo credo religioso non si traduca in comportamenti incompatibili con i concorrenti doveri di coniuge previsti dall'art. 143 c.c., in tal modo determinando una situazione di improseguibilità della convivenza (nella specie, la Corte ha ritenuto che il mero fatto di dormire separati non fosse sufficiente per considerare accertata e irreversibile la crisi della coppia. Di conseguenza, era possibile, addebitare la separazione al coniuge che aveva cambiato religione e, successivamente, aveva manifestato palese indifferenza verso l'altro coniuge).
(Cassazione Civile, ordinanza, 10 luglio 2023, n. 19502)