Anche in assenza dell’elemento soggettivo il contraffattore deve restituire gli utili
Il titolare del diritto di privativa che lamenti la sua violazione ha facoltà di chiedere, in luogo del risarcimento del danno da lucro cessante, la restituzione (cd. retroversione") degli utili realizzati dall'autore della violazione, con apposita domanda ai sensi dell'art. 125 c.p.i., senza che sia necessario allegare specificamente e dimostrare che l'autore della violazione abbia agito con colpa o con dolo. Al riguardo, il soggetto contraffattore, pur avendo agito in mancanza dell'elemento soggettivo (doloso o colposo), deve comunque restituire al titolare gli utili che ha realizzato nella propria attività di violazione, per effetto del rimedio restitutorio, volto a salvaguardare il titolare di un diritto di privativa che rimarrebbe altrimenti privo di tutela laddove la contraffazione fosse causata in assenza dell'elemento soggettivo del dolo e della colpa.
(Cassazione Civile, 18 luglio 2023, n. 20800)
Costruzioni di edifici: presupposti per poter proporre l’azione ex art. 2043 Cod. Civ.
Sul presupposto che la responsabilità ex art. 1669 c.c. è speciale rispetto a quella prevista dalla norma generale di cui all'art. 2043 c.c., ne consegue che, avuto riguardo alla costruzione di un edificio, quest'ultima può essere invocata soltanto ove non ricorrano i presupposti oggettivi e soggettivi della responsabilità prevista per l'appunto dall'art. 1669 c.c., ma, pur tuttavia, non al fine di superare i limiti temporali entro cui l'ordinamento positivo ne consente l'operatività, ovvero senza poter "aggirare" lo speciale regime di prescrizione e decadenza che la caratterizza.
(Cassazione Civile, 17 luglio 2023, n. 20450)
Esercizio del diritto di prelievo e la prova del carattere personalissimo del denaro
Ai fini dell’esercizio del diritto di prelievo di cui all’art. 195 c.c., la prova del carattere personalissimo del denaro deve essere accompagnata da indicazioni (anche presunzioni) relative alla conservazione di quel denaro e al suo non impiego per i bisogni della famiglia perché in mancanza deve presumersi che il denaro che residua è comune. E' indispensabile, quindi, che il coniuge titolare distingua preventivamente, nel patrimonio liquido, quanto denaro è stato prodotto da frutti dei beni propri e dai proventi conseguiti durante il matrimonio e quanto denaro, appartenendogli prima del matrimonio o provenendo da titoli elencati nell'art. 179, sia andato a costituire una sorta di patrimonio separato.
(Cassazione Civile, 13 luglio 2023, n. 20066)
Liquidazione controllata: nessuna prededuzione per il compenso dell’avvocato che assiste il debitore
Tenuto conto che nella liquidazione controllata il ricorso per l’apertura di detta procedura può essere presentato “personalmente dal debitore, con l’assistenza dell’OCC”, la relativa assistenza di avvocato e consulente non risulta necessaria, per cui i relativi compensi non sono assistiti dalla prededuzione, considerato, inoltre, che l’art. 6 lett. a) CCII limita ora espressamente la prededucibilità alle spese e ai compensi per le prestazioni rese dall’OCC, nulla invece prevedendo per gli altri professionisti che abbiano in vario modo assistito il ricorrente nella predisposizione e/o presentazione del piano.
(Tribunale Ascoli Piceno, 13 Luglio 2023, Dott. Sirianni)
È nulla la delibera che stabilisce un aumento a forfait delle spese dell’ascensore a carico degli uffici supponendo un maggior uso
È nulla la deliberazione dell’assemblea di condominio approvata a maggioranza con cui si stabilisca, per una unità immobiliare adibita ad uso ufficio ed in ragione dei disagi da essa provocati, un incremento forfetizzato della quota di contribuzione alle spese di gestione dell’impianto di ascensore, sul presupposto della più consistente utilizzazione, rispetto agli altri, del bene comune.
(Cassazione Civile, ordinanza, 18 luglio 2023, n. 20888)
Per annullare il contratto non basta il pregiudizio per l’incapace
Ai fini dell’annullamento del contratto per incapacità naturale - a differenza di quanto previsto per l’annullamento dell’atto unilaterale - non rileva, di per sé, il pregiudizio che il contratto provochi o possa provocare all’incapace, poiché tale pregiudizio rappresenta solamente un indizio della malafede dell’altro contraente.
(Cassazione Civile, ordinanza, 11 luglio 2023, n. 19630)
Cambio di credo religioso e rifiuto di collaborare in famiglia: la moglie rischia l’addebito
Il mutamento di fede religiosa e la conseguente partecipazione alle pratiche collettive del nuovo culto, configurandosi come esercizio dei diritti garantiti dall'art. 19 Cost., non possono di per sé considerarsi come ragione di addebito della separazione, a meno che l'adesione al nuovo credo religioso non si traduca in comportamenti incompatibili con i concorrenti doveri di coniuge previsti dall'art. 143 c.c., in tal modo determinando una situazione di improseguibilità della convivenza (nella specie, la Corte ha ritenuto che il mero fatto di dormire separati non fosse sufficiente per considerare accertata e irreversibile la crisi della coppia. Di conseguenza, era possibile, addebitare la separazione al coniuge che aveva cambiato religione e, successivamente, aveva manifestato palese indifferenza verso l'altro coniuge).
(Cassazione Civile, ordinanza, 10 luglio 2023, n. 19502)
Il virus sul computer dell’avvocato non può essere considerato una causa per la rimessione in termini
In caso di tardiva proposizione dell'impugnazione, la parte non può invocare la rimessione in termini quando il ritardo sia dovuto a fatti imputabili al difensore, costituendo la sua negligenza un evento che attiene alla patologia del rapporto con il professionista (nella specie, la Corte ha ritenuto che l'allegato malfunzionamento della rete informatica dello studio professionale, addebitato dal ricorrente ad un virus informatico, che avrebbe criptato tutti i dati ed impedito l'accesso all'account di posta elettronica, non consentendo di visionare la notifica della sentenza impugnata, anche ove dimostrato, non sarebbe stato in ogni caso riconducibile ad un fattore estraneo alla parte, con i caratteri dell'assolutezza e causa in via esclusiva la tardività dell'impugnazione. Infatti, il file contenente la notifica della sentenza di primo grado, proveniente dal difensore della controparte, essendo stato conservato nel server della gestione di posta elettronica fino a quando il destinatario esterno non avesse deciso di scaricarlo o di cancellarlo, ben poteva essere consultato dal difensore del ricorrente tramite l'utilizzo di altro computer, non collegato alla rete informatica dello studio professionale).
(Cassazione Civile, 7 luglio 2023, n. 19384)
Le somme donate dalla madre in vita alla figlia convivente non entrano nell'eredità se sono giustificate da obbligazioni nascenti dalla coabitazione
Al fine di ravvisare presuntivamente la sussistenza di plurime donazioni di somme di denaro fatte dalla madre alla figlia convivente, soggette all'obbligo di collazione ereditaria ed alla riduzione a tutela della quota di riserva degli altri legittimari, tratte dalla differenza tra i redditi percepiti dalla de cuius durante il periodo di convivenza e le spese ritenute adeguate alle condizioni di vita della stessa, occorre considerare altresì in che misura tali elargizioni potessero essere giustificate dall'adempimento di obbligazioni nascenti dalla coabitazione e dal legame parentale, e dunque accertare che ogni dazione fosse stata posta in essere esclusivamente per spirito di liberalità.
(Cassazione Civile, 4 luglio 2023, n. 18814)
Danno da emotrasfusione: il verbale redatto dalla Commissione medica non ha valore confessorio
Nel giudizio risarcitorio promosso nei confronti del Ministero della Salute in relazione ai danni subiti per effetto della trasfusione di sangue infetto, il verbale redatto dalla Commissione medica di cui all'art. 4 della legge n. 210 del 1992 non ha valore confessorio e, al pari di ogni altro atto redatto da pubblico ufficiale, fa prova ex art. 2700 cod. civ. dei fatti che la commissione attesta essere avvenuti in sua presenza o essere stati dalla stessa compiuti, mentre le diagnosi, le manifestazioni di scienza o di opinione costituiscono materiale indiziario soggetto al libero apprezzamento del giudice che, pertanto, può valutarne l'importanza ai fini della prova, ma non può attribuire allo stesso il valore di prova legale.
(Cassazione Civile, Sezioni Unite, 6 luglio 2023, n. 19129)