Ricostruzione dell’edificio con aumento volumetrico: è una nuova costruzione soggetta alle distanze legali

La ricostruzione con sopraelevazione rispetto all'edificio preesistente costituisce una nuova costruzione, poiché comporta un aumento di volumetria, sagoma e superficie di ingombro, ancorché di ridotte dimensioni, ed è quindi soggetta al rispetto delle distanze legali dal confine. Pertanto, in caso di inosservanza delle distanze prescritte, la demolizione riguarda l'intera nuova struttura e non solo le parti che superano le dimensioni dell'edificio originale.

(Cassazione Civile, 8 agosto 2024, n. 22493)


Legittime le strisce blu senza posti liberi se la zona è centrale e patrimonio Unesco

L'automobilista multato per non aver esposto il tagliando a pagamento nelle strisce blu non può eccepire l'illegittimità della sanzione per violazione dell'obbligo di riservare, nelle immediate vicinanze di stalli a pagamento, un'adeguata area destinata a parcheggio senza custodia o senza dispositivi di controllo di durata della sosta, qualora la zona interessata sia situata nel cuore del centro storico e sito del patrimonio Unesco.

(Cassazione Civile, 2 agosto 2024, n. 21824)


I proprietari dei negozi, sebbene abbiano altro accesso, sono tenuti a contribuire alle spese condominiali per le scale e l’androne

Le scale e l'androne, in assenza di un titolo specificatamente contrario, mantengono la qualità di parti comuni a cui obbligatoriamente contribuiscono anche i proprietari di negozi o locali terranei che hanno accesso dalla strada, in quanto ne fruiscono quantomeno per la conservazione della copertura dell'edificio.

(Cassazione Civile, 30 luglio 2024, n. 21238)


Un giornalista può divulgare le informazioni anagrafiche di un indagato se vi è interesse pubblico

La divulgazione di dati anagrafici di una persona sottoposta ad indagini è consentita per finalità giornalistiche, anche senza il consenso dell'interessato, nel rispetto del codice deontologico richiamato dall'art. 139 d.lgs. n. 196 del 2003 ed ai sensi dell'art. 137 del citato d.lgs. e, cioè, solo se la stessa è essenziale riguardo a fatti di interesse pubblico, requisito rimesso all'accertamento e alla valutazione, caso per caso, del giudice di merito, tenuto ad indicare analiticamente le ragioni per le quali lo ritenga integrato.

(Cassazione Civile, 23 luglio 2024, n. 20337)


Sinistro causato dall’apertura della portiera di un’auto: risponde dei danni colui che ha aperto la portiera

Secondo quanto disposto dall'art. 157 del D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, l'apertura delle portiere di un veicolo può essere effettuata soltanto previa scrupolosa valutazione della sicurezza per gli altri utenti della strada. Nel caso in cui tale operazione venga effettuata bruscamente e senza la dovuta cautela, provocando un sinistro, la colpa è imputabile a chi ha effettuato l'apertura ignorando le prescrizioni di cautela definite dalle norme vigenti.

(Tribunale di Palermo, 16 luglio 2024, n. 4091)


Invalidità della registrazione di un marchio e induzione in errore del pubblico

È invalida la registrazione di un segno come marchio, se può indurre nel pubblico l'erronea convinzione che il prodotto provenga da un'area territoriale nota per le eccellenti qualità di quel prodotto, giacché in tale ipotesi si verifica un effetto distorsivo del mercato, ingenerato dall'inganno subito dai consumatori - portati a credere che il prodotto che viene loro proposto provenga da una certa area geografica e goda dei pregi per cui essa è nota - e ciò a prescindere dall'appartenenza di un diritto di proprietà intellettuale sulla denominazione dell'area geografica in capo a chicchessia e in particolare al soggetto che denuncia la decettività del segno.

(Cassazione Civile, 9 luglio 2024, n. 18683)


Sulla differenza tra “chance di sopravvivenza” e “rischio di mortalità”

In tema di lesione del diritto alla salute da responsabilità sanitaria, la "chance" non è una semplice aspettativa, ma la concreta e reale possibilità di ottenere un determinato risultato o un certo bene, suscettibile di valutazione autonoma dal punto di vista giuridico ed economico, la sua perdita costituisce un danno concreto e attuale. Di conseguenza, la richiesta di risarcimento per la perdita di "chance" è ontologicamente diversa dalla pretesa di risarcimento del danno derivante dal mancato raggiungimento del risultato sperato, che si basa sull'impossibilità di realizzarlo, caratterizzata da incertezza non causale, ma eventuale.

(Cassazione Civile, 27 giugno 2024, n. 17821)


Anche il giudice dell’esecuzione può rilevare anche d’ufficio la vessatorietà delle clausole

Ai fini del rispetto del principio di effettività della tutela giurisdizionale dei diritti riconosciuti al consumatore dalla Direttiva 93/13/CEE, se l'esecuzione è fondata su un decreto ingiuntivo non opposto e il giudice del monitorio ha omesso di esaminare l'eventuale abusività delle clausole contenute nel contratto stipulato tra un professionista e un consumatore, la natura abusiva delle pattuizioni contrattuali dev'essere rilevata, anche d'ufficio, dal giudice dell'esecuzione, ma entro il limite dell'avvenuta vendita del bene (o dell'assegnazione del credito) pignorato, non potendo opporsi all'aggiudicatario vizi del processo esecutivo che non siano stati fatti valere con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi.

(Cassazione Civile, 20 giugno 2024, n. 17055)


La cancellazione dal registro delle imprese non importa la remissione della pretesa azionata in giudizio

La mera cancellazione di una società dal registro delle imprese non può essere considerata sufficiente per dedurre la remissione del credito fatto valere in giudizio. Tale remissione deve essere invece allegata e provata con rigore da chi intenda farla valere, dimostrando tutti i presupposti della fattispecie (ossia la inequivoca volontà remissoria e la destinazione della dichiarazione ad uno specifico creditore). In difetto di altri indici univoci sulla volontà remissoria si può ritenere avvenuto il trasferimento dei diritti della società ai soci.

(Cassazione Civile, ordinanza, 14 giugno 2024, n. 16607)


I singoli proprietari non possono autonomamente procedere al taglio degli alberi del giardino condominiale

In area comune destinata al verde, i singoli proprietari non possono autonomamente procedere al taglio degli alberi. Difatti, in queste ipotesi, salvo casi di sicurezza, l'intervento non può essere legittimamente disposto neppure dall'assemblea in ipotesi di accertato pregiudizio estetico e diminuzione della complessiva amenità dei beni comuni.

(Cassazione Civile, 4 giugno 2024, n. 15573)