E’ responsabile la Regione dell’impatto di un capriolo contro una vettura

In caso di incidente stradale causato dall'attraversamento improvviso di un animale selvatico appartenente a specie protetta e rientrante nel patrimonio indisponibile dello Stato, il danneggiato che agisce per il risarcimento nei confronti della Regione deve allegare e provare: che il danno sia stato causato dall'animale selvatico, la dinamica del sinistro, il nesso causale tra la condotta dell'animale e l'evento dannoso subito, l'appartenenza dell'animale a specie protetta. La Regione può andare esente da responsabilità solo se prova che l'evento è stato determinato da caso fortuito, ossia da un fattore estraneo, imprevedibile ed eccezionale, idoneo a interrompere il nesso causale tra la cosa (animale) in custodia e il danno.

(Cassazione Civile, 25 luglio 2025, n. 21427)


Minore cade in un dirupo a bordo strada: il Comune non è responsabile dell'accaduto

Il Comune non è responsabile per i danni subiti da una minore che, inseguendo imprudentemente un pallone, cade in un dirupo ai margini della strada comunale, se la condotta della vittima - oggettivamente rischiosa e in contrasto con le regole di comune prudenza - costituisce causa esclusiva dell'evento dannoso, interrompendo il nesso di causalità tra eventuali omissioni dell'ente e il fatto lesivo.

(Cassazione Civile, 2 luglio 2025, n. 17945)


La morte di una persona a causa di un illecito genera una presunzione di sofferenza per i familiari

La morte di una persona a causa di un atto illecito genera una presunzione legale di sofferenza morale per i familiari della vittima, indipendentemente dalla convivenza o vicinanza geografica. Questa presunzione può essere confutata dal convenuto dimostrando l'assenza di legame affettivo o l'esistenza di un rapporto di ostilità. Tuttavia, per il danno dinamico-relazionale, che riguarda l'intensità delle relazioni affettive, è necessaria una prova concreta. Il giudice deve valutare attentamente queste circostanze per quantificare adeguatamente il risarcimento dovuto per la perdita del rapporto affettivo e la rottura del vincolo familiare.

(Cassazione Civile, 24 giugno 2025, n. 16895)


Furto del veicolo nel parcheggio dell’hotel: senza contratto di deposito, la struttura non è responsabile

La responsabilità dell’albergatore, ai sensi dell’art. 1785 quinquies Codice civile, per il furto di veicoli collocati nei parcheggi della struttura ricettiva sussiste unicamente qualora si sia perfezionato un contratto di deposito, da ritenersi tale in presenza della consegna del veicolo o delle relative chiavi all’albergatore o a un suo incaricato. In difetto di tali presupposti e in presenza di segnalazioni idonee a evidenziare l’assenza di un servizio di custodia, non può configurarsi alcun obbligo di vigilanza né alcuna responsabilità a carico dell’albergatore per eventuali furti o danneggiamenti subiti dal veicolo.

(Cassazione Civile, 13 maggio 2025, n. 12840)


Risarcimento del danno da lesione del rapporto parentale: non è necessario il vincolo di sangue

Il vincolo di sangue non rappresenta un requisito indispensabile per il riconoscimento del danno da lesione del rapporto parentale poiché danno può essere riconosciuto anche in presenza di un legame affettivo stabile e significativo, a prescindere dal fatto che il rapporto sia instaurato con un parente biologico o con una persona non legata da consanguineità, ma che intrattenga con il danneggiato una relazione caratterizzata da affetto, condivisione della quotidianità, abitudini di vita comuni e dalla capacità di offrire protezione e sicurezza, propri del contesto familiare.

(Cassazione Civile, 6 marzo 2025, n. 5984)


Risponde il Comune per i rumori molesti dopo la chiusura dei locali

La Pubblica Amministrazione è tenuta ad osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, il principio del neminem laedere, con ciò potendo essere condannata sia al risarcimento del danno (artt. 2043 e 2059 c.c.) patito dal privato in conseguenza delle immissioni nocive che abbiano comportato la lesione di quei diritti, sia la condanna ad un facere, al fine di riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità, non investendo una tale domanda, di per sé, scelte ed atti autoritativi, ma, per l'appunto, un'attività soggetta al principio del neminem laedere.

(Cassazione Civile, 23 maggio 2023, n. 14209)


Sulla responsabilità dell’ASL per il decesso del medico dovuto ad infarto da stress

Ai sensi degli artt. 40 e 41 c.p. un evento è da considerare causato da un altro se il primo non si sarebbe verificato in assenza del secondo; ne consegue che debbono essere risarcite tutte le conseguenze dannose derivanti dall'evento di danno in base non solo ad un rapporto di regolarità giuridica (riconosciuta la responsabilità dall'Azienda sanitaria locale per la morte di un medico, colto da infarto, atteso che l'Azienda lo aveva mantenuto nello stesso servizio, nello svolgimento del quale aveva subito due infarti, senza adibirlo - come indicato dalla Commissione medica - allo svolgimento di mansioni diverse, meno stressanti e non comportanti contatti con il pubblico).

(Cassazione Civile, 22 maggio 2023, n. 13919)


Sinistro stradale: il risarcimento anche al convivente more uxorio

Il diritto al risarcimento del danno da fatto illecito concretatosi in un evento mortale va riconosciuto - con riguardo sia al danno morale sia a quello patrimoniale allorquando emerga la prova di uno stabile contributo economico apportato, in vita, dal defunto al danneggiato - anche al convivente more uxorio del defunto.

(Cassazione Civile, ordinanza, 28 marzo 2023, n. 8801)


Il risarcimento in caso di danno lungo latente

In caso di danno c.d. lungolatente (nella specie, contrazione di epatite C, asintomatica per più di venti anni, derivante da trasfusione), il diritto al risarcimento del danno biologico sorge solo con riferimento al momento di manifestazione dei sintomi e non dalla contrazione dell'infezione, in quanto esso non consiste nella semplice lesione dell'integrità psicofisica in sé e per sé considerata, bensì nelle conseguenze pregiudizievoli per la persona, sicché, in mancanza di dette conseguenze, difetta un danno risarcibile, altrimenti configurandosi un danno "in re ipsa", privo di accertamento sul nesso di causalità giuridica (necessario ex art. 1223 c.c.) tra evento ed effetti dannosi.

(Cassazione Civile, 17 febbraio 2023, n. 5119)


La morte di un familiare che presta la propria attività nell'impresa di famiglia costituisce un danno patrimoniale

Per ottenere il risarcimento della 'perdita subita' ai sensi dell'art. 1223 c.c. non occorre che il danneggiato si sia preventivamente attivato per ripianare detta perdita così da dimostrare di avere sostenuto le spese allo scopo necessarie, non sussistendo alcuna obbligazione in tal senso (cassata, nella specie, la decisione della Corte d'appello che aveva errato nell'affermare che la morte di un familiare lavorante nell'impresa di famiglia non integrava un danno patrimoniale, poiché tale lavoro costituiva un dovere e non una facoltà e che per ottenere il risarcimento del danno occorreva provare il costo del rimpiazzo dell'utilità perduta).

(Cassazione Civile, ordinanza, 18 gennaio 2023, n. 1386)