Irregolarità c.d. informative o puramente formali
L’intervento del tribunale ex art. 2409 c.c. è ipotizzabile esclusivamente quando l’operato dell’organo amministrativo (o anche di quello di controllo) si profila come gravemente azzardato nello svolgimento dell’attività di amministrazione, con conseguente prevedibile verificarsi di conseguenze fortemente negative per la società (come potrebbe ad esempio accadere in presenza di operazioni che esulano palesemente dall’oggetto sociale o che siano in contrasto con esso, oppure in presenza di sistematiche violazioni di norme, oppure nel caso in cui vengano praticate condizioni di favore che si traducono in un una perdita per la società, essendo prive di reale contropartita).
(Tribunale di Catanzaro, 22 Settembre 2021)
La rinuncia al compenso dell'amministratore deve essere esplicita
La rinuncia al compenso da parte dell'amministratore può trovare espressione in un comportamento concludente del titolare che riveli in modo univoco una sua volontà dismissiva del relativo diritto; a tal fine è pertanto necessario che l'atto abdicativo si desuma non dalla semplice mancata richiesta dell'emolumento, quali che ne siano le motivazioni, ma da circostanze esteriori che conferiscano un preciso significato negoziale al contegno tenuto.
(Cassazione Civile, 23 luglio 2021, n. 21172)
Compenso del liquidatore
Il compenso annuo del liquidatore non può essere ridotto con efficacia retroattiva a mezzo di una delibera assembleare in assenza di accettazione da parte del liquidatore stesso, non potendo una delibera incidere negativamente su diritti già acquisiti.
(Tribunale di Roma, 16 aprile 2021)
Sulla preponderanza del fattore personale rispetto a quello materiale nel trasferimento di ramo d’azienda
Ai sensi e per gli effetti dell'art. 2112 c.c., il trasferimento di ramo d'azienda (che si verifica allorquando venga ceduto un complesso di beni oggettivamente dotato di una propria autonomia organizzativa ed economica, funzionale allo svolgimento di un'attività volta alla produzione di beni o servizi) è configurabile - come affermato dalla giurisprudenza della CGUE (sentenze 20 gennaio 2011, causa C-463/09; 6 marzo 2014, causa C-458/12; 13 giugno 2019, causa C-664/17) - anche quando oggetto della cessione sia un gruppo organizzato di dipendenti stabilmente assegnato a un compito comune senza elementi materiali significativi, purché tale entità preesista al trasferimento e sia in grado di svolgere quello specifico servizio prescindendo dalla struttura dalla quale viene estrapolata, in favore di una platea indistinta di potenziali clienti. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva escluso l'applicabilità dell'art. 2112 c.c. al trasferimento di un gruppo di lavoratori di un istituto bancario dotati di professionalità eterogenee, come tali inidonee a configurare il presupposto dell'autonomia funzionale del servizio ceduto).
(Cassazione Civile, 16 marzo 2021, n. 7364)
Decorrenza delle dimissioni dalla carica di amministratore
In caso di dimissioni dalla carica di amministratore, il dimissionario non può essere ritenuto responsabile di fatti o illeciti commessi in epoca successiva alle sue dimissioni, anche nel caso in cui la cessazione dalla carica di amministratore non sia stata iscritta nel Registro delle Imprese. Non è quindi configurabile nei confronti dell’amministratore dimissionario una estensione di responsabilità per comportamenti compiuti da altri amministratori in epoca successiva alle dimissioni e nessuna rilevanza assume sul punto l’iscrizione nel Registro delle Imprese della cessazione della carica di amministratore, adempimento peraltro che l’art. 2385, comma 3, c.c. pone a carico del collegio sindacale e che non potrebbe quindi essere compiuto dal dimissionario, ormai estraneo alla società.
(Cassazione Civile, ordinanza, 17 maggio 2021, n. 13221)
Sulla natura della responsabilità dell'amministratore
A fronte di disponibilità patrimoniali pacificamente fuoriuscite dall'attivo della società, questa, nell'agire per il risarcimento del danno nei confronti dell'amministratore, può dunque limitarsi ad allegare l'inadempimento, consistente nella distrazione delle dette risorse, mentre compete allo stesso amministratore la prova del suo adempimento, consistente nella destinazione delle attività patrimoniali all'estinzione di debiti sociali (come quelli eventi ad oggetto gli utili di esercizio e i compensi spettantigli) o il loro impiego per lo svolgimento dell'attività sociale, in conformità della disciplina normativa.
(Cassazione Civile, ordinanza 12 maggio 2021, n. 12567)
Sull’obbligo di conservazione dell’integrità del patrimonio sociale
La responsabilità dell’amministratore di società a responsabilità limitata che abbia interamente perso il capitale sociale non sorge automaticamente dalla mera prosecuzione dell’attività d’impresa, consentita entro i limiti di cui all’art. 2486 c.c., bensì consegue alla gestione in chiave non conservativa della società, riconducibile all’assunzione di nuovi impegni e obbligazioni.
(Tribunale di Napoli, sez. Impresa, 8 marzo 2021)
Azione di responsabilità nei confronti del socio gestore
Ai fini della responsabilità del socio di S.r.l., ex art. 2476, comma 8, c.c., vengono in rilievo tanto gli atti autorizzati o decisi, nell’ambito dei poteri attribuiti al socio dalla legge o dallo statuto, quanto per l’impulso all’attività gestoria offerto a livello decisionale, sia pure al di fuori di formali procedimenti di decisione e/o autorizzazione: rientrano nel perimetro della norma anche le ipotesi in cui il socio, pur non esercitando in modo esclusivo, continuativamente od occasionalmente, poteri tipici degli amministratori, orienti di fatto l’attività di questi ultimi, inducendoli al compimento di atti dannosi. Pertanto, risponde ai sensi dell’art. 2476, comma 8, c.c., il socio che, pur non essendo investito della facoltà di interferire sull’operato degli amministratori, adotti comportamenti rientranti nelle facoltà gestorie. Sotto il profilo soggettivo, l’intenzionalità del socio è costituita dalla piena consapevolezza di compiere un atto decisionale o autorizzatorio potenzialmente dannoso: l’antigiuridicità sussiste non solo quando l’atto deciso è contrario alla legge o all’atto costitutivo, ma anche quando, pur lecito, l’atto è esercitato in modo abusivo.
(Tribunale di Roma, 5 febbraio 2021)
Sulla determinazione del compenso spettante al sindaco
L’adempimento della prestazione di controllo, a cui sono tenuti i sindaci di società per azioni, è suscettibile di essere considerato partitamente, anno per anno: ed è con riferimento a questa unità di misura (della singola annualità) che, in caso di eccezione d’inadempimento, l’inadempimento dell’obbligazione di controllo deve venire a confrontarsi in relazione al riconoscimento del diritto al compenso del sindaco.
(Cassazione Civile, ordinanza, 4 marzo 2021, n. 6027)
“Gravità” e “attualità” delle condotte amministrative “irregolari”
L’istituto disciplinato dall’art. 2409 c.c. ha la finalità di consentire all'autorità giudiziaria il ripristino della legalità e la regolarità della gestione della società, mentre il controllo giudiziale non può estendersi ai profili di opportunità e convenienza. Oggetto di denuncia è il fondato sospetto di gravi irregolarità degli amministratori commesse in violazione dei doveri su di essi spettanti, purché attuali ed idonee a produrre una lesione patrimoniale per la società, mentre l'istituto è privo di rilievo sanzionatorio, proprio invece dell'azione di responsabilità. Donde consegue che il giudizio sulla diligenza dell'amministratore nell'adempimento del proprio mandato non può mai investire le scelte di gestione o le modalità e le circostanze di tali scelte, anche se presentino profili di rilevante alea economica. Inoltre, le irregolarità devono involgere l'intera attività della società, non assumendo rilievo l'illegittimità di singoli atti, autonomamente impugnabili, posto che, in caso contrario difetterebbe il requisito della residualità del procedimento ex art. 2409 c.c..
(Tribunale di Bologna, 27 luglio 2020, Dott. Florini)