E’ responsabile la Regione dell’impatto di un capriolo contro una vettura

In caso di incidente stradale causato dall'attraversamento improvviso di un animale selvatico appartenente a specie protetta e rientrante nel patrimonio indisponibile dello Stato, il danneggiato che agisce per il risarcimento nei confronti della Regione deve allegare e provare: che il danno sia stato causato dall'animale selvatico, la dinamica del sinistro, il nesso causale tra la condotta dell'animale e l'evento dannoso subito, l'appartenenza dell'animale a specie protetta. La Regione può andare esente da responsabilità solo se prova che l'evento è stato determinato da caso fortuito, ossia da un fattore estraneo, imprevedibile ed eccezionale, idoneo a interrompere il nesso causale tra la cosa (animale) in custodia e il danno.

(Cassazione Civile, 25 luglio 2025, n. 21427)


Sulle azioni esperibili dal consumatore in caso di prodotto difettoso nelle vendite a catena

Nelle vendite a catena il consumatore può esperire due rimedi: a) l'azione contrattuale, esclusivamente nei confronti del suo diretto dante causa, in quanto l'autonomia di ciascuna vendita non gli consente di rivolgersi verso i precedenti venditori, atteso che nonostante l'identità dell'oggetto e del contenuto delle rispettive obbligazioni ciascuna vendita conserva la propria autonomia strutturale, sicché non è consentito trasferire nei confronti dei precedenti venditori l'azione risarcitoria dell'acquirente danneggiato, restando salva l'azione di rivalsa del rivenditore nei confronti del venditore intermedio; b) l'azione extracontrattuale, esperibile contro il produttore per il danno sofferto in dipendenza dei vizi che rendono la cosa pericolosa, anche quando tale danno si sia verificato dopo il passaggio della cosa nell'altrui sfera giuridica.

(Cassazione Civile, 21 luglio 2025, n. 20460)


Amministratore di condominio: legittimazione ad agire solo per le parti comuni

L’amministratore di condominio è legittimato ad agire solo per danni che riguardano le parti comuni dell’edificio, ma non può rappresentare i singoli condomini per questioni attinenti ai loro diritti individuali, come nel caso del godimento di posti auto di proprietà esclusiva.

(Cassazione Civile, 11 luglio 2025, n. 19121)


Minore cade in un dirupo a bordo strada: il Comune non è responsabile dell'accaduto

Il Comune non è responsabile per i danni subiti da una minore che, inseguendo imprudentemente un pallone, cade in un dirupo ai margini della strada comunale, se la condotta della vittima - oggettivamente rischiosa e in contrasto con le regole di comune prudenza - costituisce causa esclusiva dell'evento dannoso, interrompendo il nesso di causalità tra eventuali omissioni dell'ente e il fatto lesivo.

(Cassazione Civile, 2 luglio 2025, n. 17945)


Non può essere venduta all’asta la casa familiare se alla base del debito c'è una clausola abusiva

L'articolo 6, paragrafo 1, e l'articolo 7, paragrafo 1, della direttiva n. 13/1993/CEE, concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori, letti alla luce degli articoli 7 e 47 della CDFUE, devono essere interpretati nel senso che rientra nel loro campo di applicazione un procedimento giudiziario nell'ambito del quale, da un lato, la società aggiudicataria di un bene immobile che costituisce l'abitazione familiare di un consumatore, venduta nel contesto dell'esecuzione forzata stragiudiziale di una garanzia ipotecaria concessa su tale bene da detto consumatore a favore di un creditore professionista, chiede lo sfratto di detto consumatore e, dall'altro, quest'ultimo contesta, con una domanda riconvenzionale, la legittimità del trasferimento di proprietà di detto bene a tale società aggiudicataria, effettuato nonostante un procedimento giurisdizionale, ancora pendente al momento di tale trasferimento, diretto alla sospensione dell'esecuzione di tale garanzia in ragione dell'esistenza di clausole abusive nel contratto all'origine di tale esecuzione, di cui detta società aggiudicataria è stata previamente informata dallo stesso consumatore. Ciò vale a condizione che siano sussistiti indizi concordanti, alla data di tale vendita, quanto al carattere potenzialmente abusivo di tali clausole e che il consumatore si sia avvalso dei rimedi giuridici di cui ragionevolmente poteva attendersi che un consumatore medio si avvalesse, al fine di ottenere un controllo giurisdizionale di dette clausole.

(Corte di Giustizia UE, grande sezione, 24 giugno 2025, n. 351)


La morte di una persona a causa di un illecito genera una presunzione di sofferenza per i familiari

La morte di una persona a causa di un atto illecito genera una presunzione legale di sofferenza morale per i familiari della vittima, indipendentemente dalla convivenza o vicinanza geografica. Questa presunzione può essere confutata dal convenuto dimostrando l'assenza di legame affettivo o l'esistenza di un rapporto di ostilità. Tuttavia, per il danno dinamico-relazionale, che riguarda l'intensità delle relazioni affettive, è necessaria una prova concreta. Il giudice deve valutare attentamente queste circostanze per quantificare adeguatamente il risarcimento dovuto per la perdita del rapporto affettivo e la rottura del vincolo familiare.

(Cassazione Civile, 24 giugno 2025, n. 16895)


La clausola risolutiva espressa inserita nel contratto e regolarmente sottoscritta non è vessatoria

La clausola risolutiva espressa non ha natura vessatoria, in quanto la facoltà di chiedere la risoluzione del contratto è connessa alla stessa posizione di parte contrattuale, ai sensi dell'articolo 1453 del Cc, per l'ipotesi dell'inadempimento della controparte, e tale clausola non fa che rafforzarla, risolvendosi in una anticipata valutazione dell'importanza di un determinato inadempimento (Nel caso di specie, relativo ad un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, il giudice adito ha ritenuto infondata l'eccezione di invalidità sollevata dall'opponente in relazione alla ritenuta applicabilità della clausola risolutiva espressa contenuta nel contratto di leasing oggetto di causa, in quanto, comunque, nonostante l'esclusione della sua natura vessatoria in conformità al richiamato principio, la stessa risultava, nella circostanza, specificatamente sottoscritta secondo le previsioni dettate dagli articoli 1341 e 1342 del C.c.).

(Tribunale di Milano, 17 giugno 2025, n.4924)


L’avvocato negligente non ha diritto al compenso

L'avvocato, nel quadro dell'attività difensiva, è tenuto alla diligenza richiesta dalla natura dell'incarico professionale come disposto dall'articolo 1176, comma 2, c.c. Il mancato rispetto di tale obbligo comporta una violazione contrattuale con conseguente risarcimento del danno, configurabile anche in presenza di colpa lieve, se non concorrono le circostanze di particolare difficoltà di cui all'articolo 2236 c.c. Tale responsabilità si correla direttamente alla perdita del diritto al compenso ove la condotta negligente dell'avvocato, valutata ex ante e secondo criteri probabilistici, abbia pregiudicato la possibilità di conseguire un esito positivo della lite altrimenti ottenibile, in applicazione dell'articolo 1460 c.c..

(Cassazione Civile, 10 giugno 2025, n. 15526)


Se il cartellino indicante il prezzo del prodotto non è ben visibile va sanzionato il commerciante

Nei punti vendita al dettaglio il prezzo deve risultare non solo leggibile, ma anche facilmente visibile all'utente. La collocazione del cartellino all'interno del prodotto, o nel caso delle borse all'interno e chiuso da cerniera, non soddisfa i requisiti di trasparenza imposti dalla disciplina di settore. La «leggibilità» e «facile visibilità» sono concetti distinti ma inscindibili: la leggibilità richiede sempre la preventiva e agevole visibilità del prezzo, soprattutto nei casi in cui il prodotto sia esposto senza che il consumatore possa accedervi direttamente.

(Cassazione Civile, ordinanza, 3 giugno 2025, n. 14826)


È un atto di concorrenza sleale l’imprenditore che, attraverso i suoi dipendenti, si appropria di informazioni riservate di un concorrente

Rientra tra le condotte di concorrenza sleale, ai sensi dell’art. 2598 c.c., il comportamento dell’imprenditore che, avvalendosi di propri dipendenti già operanti alle dipendenze di un’impresa concorrente, si appropri indebitamente di tabulati contenenti nominativi di clienti e distributori di quest’ultima, trattandosi di informazioni riservate e non divulgabili, tutelate quale patrimonio aziendale confidenziale.

(Cassazione Civile, 27 maggio 2025, n. 14098)