Il virus sul computer dell’avvocato non può essere considerato una causa per la rimessione in termini

In caso di tardiva proposizione dell'impugnazione, la parte non può invocare la rimessione in termini quando il ritardo sia dovuto a fatti imputabili al difensore, costituendo la sua negligenza un evento che attiene alla patologia del rapporto con il professionista (nella specie, la Corte ha ritenuto che l'allegato malfunzionamento della rete informatica dello studio professionale, addebitato dal ricorrente ad un virus informatico, che avrebbe criptato tutti i dati ed impedito l'accesso all'account di posta elettronica, non consentendo di visionare la notifica della sentenza impugnata, anche ove dimostrato, non sarebbe stato in ogni caso riconducibile ad un fattore estraneo alla parte, con i caratteri dell'assolutezza e causa in via esclusiva la tardività dell'impugnazione. Infatti, il file contenente la notifica della sentenza di primo grado, proveniente dal difensore della controparte, essendo stato conservato nel server della gestione di posta elettronica fino a quando il destinatario esterno non avesse deciso di scaricarlo o di cancellarlo, ben poteva essere consultato dal difensore del ricorrente tramite l'utilizzo di altro computer, non collegato alla rete informatica dello studio professionale).

(Cassazione Civile, 7 luglio 2023, n. 19384)


Le somme donate dalla madre in vita alla figlia convivente non entrano nell'eredità se sono giustificate da obbligazioni nascenti dalla coabitazione

Al fine di ravvisare presuntivamente la sussistenza di plurime donazioni di somme di denaro fatte dalla madre alla figlia convivente, soggette all'obbligo di collazione ereditaria ed alla riduzione a tutela della quota di riserva degli altri legittimari, tratte dalla differenza tra i redditi percepiti dalla de cuius durante il periodo di convivenza e le spese ritenute adeguate alle condizioni di vita della stessa, occorre considerare altresì in che misura tali elargizioni potessero essere giustificate dall'adempimento di obbligazioni nascenti dalla coabitazione e dal legame parentale, e dunque accertare che ogni dazione fosse stata posta in essere esclusivamente per spirito di liberalità.

(Cassazione Civile, 4 luglio 2023, n. 18814)


Danno da emotrasfusione: il verbale redatto dalla Commissione medica non ha valore confessorio

Nel giudizio risarcitorio promosso nei confronti del Ministero della Salute in relazione ai danni subiti per effetto della trasfusione di sangue infetto, il verbale redatto dalla Commissione medica di cui all'art. 4 della legge n. 210 del 1992 non ha valore confessorio e, al pari di ogni altro atto redatto da pubblico ufficiale, fa prova ex art. 2700 cod. civ. dei fatti che la commissione attesta essere avvenuti in sua presenza o essere stati dalla stessa compiuti, mentre le diagnosi, le manifestazioni di scienza o di opinione costituiscono materiale indiziario soggetto al libero apprezzamento del giudice che, pertanto, può valutarne l'importanza ai fini della prova, ma non può attribuire allo stesso il valore di prova legale.

(Cassazione Civile, Sezioni Unite, 6 luglio 2023, n. 19129)


Troppo bassa e quindi esclusa dalla procedura per l'accesso alla funzione di capotreno: è discriminazione indiretta di genere

In tema di requisiti per l'assunzione, qualora in una norma secondaria sia prevista una statura minima identica per uomini e donne, in contrasto con il principio di uguaglianza perché presuppone erroneamente la non sussistenza della diversità di statura mediamente riscontrabile tra uomini e donne e comporta una discriminazione indiretta a sfavore di queste ultime, il giudice ordinario ne apprezza, incidentalmente, la legittimità ai fini della disapplicazione, valutando in concreto la funzionalità del requisito richiesto rispetto alle mansioni.

(Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 3 luglio 2023, n. 18668)


Riduzione del contributo al mantenimento del figlio e ripetibilità della prestazione economica

In ogni ipotesi di riduzione del contributo al mantenimento del figlio a carico del genitore, sulla base di una diversa valutazione, per il passato (e non quindi alla luce di fatti sopravvenuti, i cui effetti operano, di regola, dal momento in cui essi si verificano e viene avanzata domanda), dei fatti già posti a base dei provvedimenti provvisori adottati, è esclusa la ripetibilità della prestazione economica eseguita; il diritto di ritenere quanto è stato pagato non opera nell'ipotesi in cui sia accertata la non sussistenza, quanto al figlio maggiorenne, ab origine dei presupposti per il versamento (vale a dire la non autosufficienza economica, in rapporto all'età ed al percorso formativo e/o professionale sul mercato del lavoro avviato) e sia disposta la riduzione o la revoca del contributo, con decorrenza comunque sempre dalla domanda di revisione o, motivatamente, da periodo successivo.

(Cassazione Civile, ordinanza, 4 luglio 2023, n. 18785)


Sul risarcimento del danno alla salute in caso di preesistenza della malattia in capo al danneggiato

In caso di invalidità permanente che si verifichi su di un soggetto già affetto da precedente menomazione, il calcolo del danno differenziale non patrimoniale deve essere effettuato mediante la sottrazione, dal valore monetario dell’invalidità complessiva inclusiva di menomazione preesistente e di quella causata dall’illecito, del valore monetario di quella preesistente all’illecito. Operare il calcolo del risarcimento solo sulla differenza dei punti percentuali dell’invalidità, senza prima convertirli in somme di denaro, comporta una sottostima del danno da risarcire in violazione dell’art. 1223 c.c..

(Cassazione Civile, ordinanza, 28 giugno 2023, n. 18442)


Il cognome non costituisce segno distintivo forte per un minore in tenera età

Non può prospettarsi il consolidamento dell’identità del minore di un anno quanto al matronimico ricevuto alla nascita, né il riferimento alla trama dei rapporti personali addotti può costituire motivo di valutazione dell’interesse del minore, in assenza della prova di elementi oggettivi e concreti di pregiudizio. Pertanto, nell’interesse della minore va anteposto il cognome paterno a quello materno.

(Corte d’Appello di Bari, 29 giugno 2023)


E’ vessatoria la clausola di esonero di responsabilità del gestore di un parcheggio custodito

L'offerta contrattuale formulata attraverso la predisposizione di un'area recintata di parcheggio meccanizzato a pagamento ingeneri in chi accetta l'offerta predisposta dal gestore l'affidamento che in questa sia compresa anche la custodia del veicolo; conseguentemente, deve ritenersi che nell'oggetto del contratto di parcheggio sia ricompresa l'obbligazione di custodia del mezzo. Stante la ricostruzione del contenuto dell'offerta di parcheggio, un'eventuale deroga al principio generale del parcheggio custodito necessita di espressa negoziazione e consenso delle parti, elementi che non possono risolversi nella mera apposizione di cartelli o clausole predisposte unilateralmente sul biglietto ritirato all'entrata o contenute nel regolamento affisso all'interno dell'area di parcheggio; difatti, un'eventuale predisposizione di una clausola di esonero di responsabilità in capo al gestore del parcheggio avrebbe dovuto essere indicata all'utente in maniera chiara ed univoca prima della conclusione del contratto, quando l'utente aveva ancora la possibilità di scegliere se accettare o meno l'offerta, da approvarsi specificatamente per iscritto stante il carattere vessatorio. Al contrario, simili segnalazioni attengono tutte ad un momento successivo alla conclusione del contratto stesso, conclusione da collocare nel momento in cui l'utente si presenta innanzi alla sbarra di accesso ed inidonee, pertanto, ad incidere sul contenuto di un contratto già concluso.

(Cassazione Civile, ordinanza, 27 giugno 2023, n. 18227)


Se l'inadempimento dell'avvocato non è estremamente grave non è giustificata la risoluzione del contratto

L'inadempimento del professionista nei riguardi del cliente non può essere desunto dal mancato raggiungimento del risultato utile cui mira quest'ultimo, ma soltanto dalla violazione da parte del professionista del dovere di diligenza inerente ed adeguato alla natura dell'attività esercitata; nel senso che l'affermazione della sua responsabilità implica l'indagine - positivamente svolta sulla base degli elementi di prova che il cliente ha l'onere di fornire - circa il sicuro e chiaro fondamento dell'azione che avrebbe dovuto essere proposta e diligentemente coltivata, e, in definitiva, la certezza morale che gli effetti di una diversa sua attività sarebbero stati più vantaggiosi per il cliente (esclusa, nella specie, la responsabilità del professionista che non aveva informato il cliente del deposito di un prospetto di pagamenti effettuato dalla controparte).

(Cassazione Civile, ordinanza, 23 giugno 2023, n. 11801)


L’assicurazione copre il condominio per la rottura dei tubi dovuta a una cattiva manutenzione

In tema di assicurazione della responsabilità civile la clausola secondo cui l'assicuratore si obbliga a tenere indenne l'assicurato di quanto questi sia tenuto a pagare a titolo di risarcimento dei danni causati "in conseguenza di un fatto accidentale" non può essere intesa nel senso di escludere dalla copertura assicurativa i fatti colposi, ma solo nel senso della esclusione dalla copertura assicurativa dei soli fatti dolosi.

(Cassazione Civile, ordinanza, 27 giugno 2023, n. 18320)