Collegio sindacale e reato di bancarotta
La responsabilità, a titolo di concorso nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, del presidente e dei componenti del collegio sindacale non può fondarsi sulla sola posizione di garanzia, come ricavabile dall'insieme delle norme civilistiche, e discendere, tout court, dal mancato esercizio dei doveri di controllo, ma postula l'esistenza di puntuali elementi sintomatici, dotati del necessario spessore indiziario, dimostrativi di un'omissione dei poteri di controllo e di vigilanza espressiva di una volontaria partecipazione alle condotte distrattive degli amministratori, pur nella forma del dolo eventuale, vale a dire per la consapevole accettazione del rischio che l'omesso controllo avrebbe potuto consentire la commissione di illiceità da parte degli amministratori.
(Cassazione Penale, 19 marzo 2019, n. 12186)
Durata della società, aspettativa di vita del socio e diritto di recesso
L’art. 2473, comma 2, c.c., che consente il recesso ad nutum del socio nell'ipotesi di s.r.l. contratta a tempo indeterminato deve ritenersi applicabile anche all'ipotesi in cui la durata statutaria della società, pur essendo determinata, sia assimilabile a una durata a tempo indeterminato, in quanto così lontana nel tempo da oltrepassare la ragionevole data di compimento del progetto imprenditoriale, mentre non assume rilevanza l’aspettativa di vita, o la durata media di vita, del socio stesso: non può ritenersi legittimo il recesso esercitato da un socio se la durata della società superi la sua aspettativa di vita.
(Cassazione Civile, ordinanza 29 marzo 2019, n. 8962)
Azione di responsabilità contro gli amministratori
Il socio può agire come sostituto processuale in nome proprio ma nell’interesse della società, la quale è e rimane titolare del diritto al risarcimento del danno sofferto a causa della mala gestio del proprio amministratore ed è pienamente legittimata ad agire per il relativo risarcimento.
(Tribunale di Catanzaro, 4 dicembre 2018)
Sul potere collegiale di impugnare le delibere dei soci
In caso di Consiglio di Amministrazione di S.p.A., l’attribuzione della facoltà di impugnativa della deliberazione assunta dai soci avviene non in favore dei singoli componenti, ma dell’organo amministrativo nel suo complesso, trattandosi di un potere collegiale e non individuale dei singoli componenti dell’organo attribuito all'organo nel suo complesso.
(Tribunale di Roma, Sez. Specializzata, 13 aprile 2018)
Estinzione di società di persone e successione dei soci
L’estinzione di una società di persone comporta la successione illimitata dei soci nei rapporti obbligatori facenti capo all’ente, compresi i debiti tributari e previdenziali: deve ritenersi valida la notifica di atti impositivi effettuata a mani di uno dei soci della società in nome collettivo dopo la sua estinzione.
Quanto alla successione dei soci, nelle società in nome collettivo tutti i soci rispondono illimitatamente delle obbligazioni sociali, ex art. 2291 c.c., nei confronti dei terzi, salvo patto contrario.
(Tribunale di Milano, Sez. Specializzata, 18 dicembre 2018)
Cancellazione della cancellazione se il bilancio finale è falso
Deve disporsi la cancellazione della cancellazione di società di capitali dal registro delle imprese quando il bilancio finale non è riconducibile allo schema legale tipico di tale documento contabile (nella specie, per mancata indicazione di crediti ancora da riscuotere, in contrasto con dati ricavabili dallo stesso registro delle imprese).
(Tribunale di Milano, decreto 28 novembre 2018)
Responsabilità penale dell’amministratore di fatto
In tema di reati fallimentari, il soggetto che, ai sensi dell’art. 2639 c.c., assume la qualifica di amministratore di fatto della società fallita risponde al pari dell’amministratore di diritto, al di là delle mere qualifiche formali, anche nel caso di colpevole e consapevole inerzia a fronte di condotte illecite di quest’ultimo. La posizione dell’amministratore di fatto va determinata con riferimento alle disposizioni civilistiche.
(Cassazione Penale, 19 dicembre 2018, n. 57419)
Responsabilità degli amministratori tra danno alla società e danno al singolo socio
Nel caso in cui venga esercitata da un socio di una s.r.l. l’azione sociale di responsabilità prevista dal 2° comma dell’art. 2476 c.c., ove venga raggiunta la prova dell’occultamento di proventi maturati in favore della società, sussiste la responsabilità degli amministratori per grave inadempimento ai propri obblighi.
Se dunque la società può chiedere all'amministratore infedele il risarcimento del danno provocato da detta condotta, non può parlarsi di danno immediato e diretto al socio ai sensi dell’art. 2476, comma 6, c.c., quando esso rappresenti solo il riflesso di quello arrecato al patrimonio sociale.
Ai sensi dell’art. 2476, comma 4, c.c., la società deve rimborsare le spese di giudizio al socio che ha proposto la domanda risarcitoria, fatto salvo il diritto di regresso nei confronti degli amministratori.
(Tribunale di Venezia, 4 luglio 2018)
Eterodirezione o super-società di fatto
L’accertamento dell’esistenza della c.d. super società di fatto deve essere rigoroso ed avere ad oggetto il perseguimento, da parte delle singole società che la dovrebbero comporre, del comune interesse sociale, ipotesi, questa, che non ricorre dunque laddove le singole società abbiano operato in tempi diversi e non contemporaneamente, così che si possa piuttosto parlare di eterodirezione o di scorretta e abusiva gestione nell'ambito di un gruppo societario riconducibile ad un unico soggetto.
(Tribunale di Prato, 1 agosto 2018)
L’azione del socio per danno da perdita della quota
Ove il socio agisca in giudizio per ottenere il risarcimento di danni, come la perdita di valore della sua quota di partecipazione sociale, quale riflesso patrimoniale ascrivibile al comportamento colposo dell’amministratore, indipendentemente dalla fondatezza della richiesta, non può formularsi domanda ai sensi dell’art. 2476, comma 6, c.c., poiché tale rimedio è esperibile solo ove sia stata dedotta l’esistenza di un danno direttamente subito e non anche di un danno patrimoniale indiretto.
(Tribunale di Roma, sezione impresa, 22 ottobre 2018, n. 20164)