Il ritardo nei pagamenti del canone e la clausola risolutiva espressa

In tema di locazione, la tolleranza del locatore nel ricevere il canone oltre il termine stabilito rende inoperante la clausola risolutiva espressa prevista dal contratto, la quale riprende però efficacia se il creditore provveda, con una nuova manifestazione di volontà, a richiamare il debitore all'esatto adempimento delle sue obbligazioni. Non può perciò essere imposto al locatore, in virtù del principio generale di buona fede e divieto dell’abuso del processo, di agire in giudizio avverso ogni singolo ed analogo inadempimento al fine di escludere la sua tolleranza.

(Cassazione Civile, ordinanza 6 giugno 2018, n. 14508)


Le soglie di fallibilità si calcolano su esercizi di bilancio annuali

L’art. 1 comma II, L.F. predetermina delle soglie di fallibilità calcolandole su uno scaglione temporale annuo, cosicché tale scelta legislativa non possa essere vanificata da una decisione dell’imprenditore di abbreviare la durata dell’esercizio. Ne consegue che i tre esercizi precedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento da considerare ai fini della verifica dei presupposti di fallibilità, devono intendersi come esercizi aventi ciascuno durata annuale, a meno che non sia trascorso un lasso di tempo inferiore dall’inizio dell’attività di impresa.
Nonostante dunque vi sia piena libertà della società di modificare l’epoca di chiusura del proprio esercizio, l’applicazione di tale esercizio ‘ridotto’ alla fattispecie fallimentare configura abuso di diritto, poiché tale deliberazione societaria non rileva ai fini della verifica del superamento delle soglie di fallibilità che sono legate a dati oggettivi di portata annuale.

(Cassazione Civile, 24 maggio 2018, n. 12963)


È fedifrago il marito in cerca di incontri amorosi sul web

La condotta del marito, intento alla ricerca di relazioni extraconiugali tramite internet, integra una violazione dell’obbligo di fedeltà ex art. 143 cod. civ., in quanto costituisce una circostanza oggettivamente idonea a compromettere la fiducia tra i coniugi e a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale all'origine della separazione.

(Cassazione Civile,16 aprile 2018, n. 9384)


Violenze inflitte al coniuge e separazione con addebito

Le reiterate violenze fisiche e morali, inflitte da un coniuge all'altro, costituiscono violazioni talmente gravi dei doveri nascenti dal matrimonio da fondare, di per sé sole, non solo la pronuncia di separazione personale, in quanto cause determinanti la intollerabilità della convivenza, ma anche la dichiarazione della sua addebitabilità all'autore di esse.
Al riguardo, va osservato che il loro accertamento esonera il giudice del merito dal dovere di procedere alla comparazione, ai fini dell'adozione delle relative pronunce, col comportamento del coniuge che sia vittima delle violenze, trattandosi di atti che, in ragione della loro estrema gravità, sono comparabili solo con comportamenti omogenei.

(Cassazione Civile, 10 dicembre 2018, n. 31901)


Danno da perdita del rapporto parentale

Il fatto illecito costituito dalla uccisione di uno stretto congiunto appartenente al ristretto nucleo familiare (genitore, coniuge, fratello) dà luogo ad un danno non patrimoniale presunto, consistente nella sofferenza morale che solitamente si accompagna alla morte di una persona cara e nella perdita del rapporto parentale e conseguente lesione del diritto all'intangibilità della sfera degli affetti reciproci e della scambievole solidarietà che ordinariamente caratterizza la vita familiare. Siffatta presunzione semplice può tuttavia, come tale, essere superata da elementi di segno contrario, quali la separazione legale o (come nel caso di specie) l'esistenza di una relazione extraconiugale con conseguente nascita di un figlio tre mesi prima della morte del coniuge (relazione extraconiugale che costituisce evidente inadempimento all'obbligo di fedeltà tra coniugi di cui all'art. 143 c.c.). Detti elementi non comportano, di per sé, l'insussistenza del danno non patrimoniale in capo al coniuge superstite, ma impongono a quest'ultimo, in base agli ordinari criteri di ripartizione dell'onere della prova di cui all'art. 2697 c.c. (essendo stata, come detto, superata la presunzione), di provare di avere effettivamente subito, per la persistenza del vincolo affettivo, il domandato danno non patrimoniale.

(Cassazione Civile, 11 dicembre 2018 n. 31950)


Installazione dell’ascensore all'interno del condominio ad opera di un solo condomino

L'installazione di un ascensore e la conseguente modifica delle parti comuni non possono essere impediti per una disposizione del regolamento condominiale che subordini l'esecuzione dell'opera stessa all'autorizzazione del condominio. L'ascensore, infatti, rappresenta un'opera volta a superare le barriere architettoniche e il singolo condomino può assumersi interamente il costo della relativa costruzione poiché siano rispettati i limiti previsti dall'art. 1102 c.c..

(Cassazione Civile, 5 dicembre 2018, n. 31462)


Deducibilità della vettura aziendale

Per la deducibilità integrale delle vetture aziendali non è sufficiente che il bene sia semplicemente strumentale, come nella specie, essendo altresì richiesto che la presenza dell'autoveicolo sia indispensabile ed esclusivamente utilizzato per lo svolgimento dell'attività d'impresa.

(Cassazione Civile, 30 novembre 2018, n. 31031)


I presupposti per la responsabilità civile dell'ufficiale giudiziario

Non è possibile ipotizzare una responsabilità civile dell'ufficiale giudiziario nei confronti della parte per un atto ritardato in assenza dei presupposti richiesti dall'art. 60 c.p.c. (fattispecie relativa al ritardo nella notifica di una dichiarazione di esercizio del diritto di prelazione nell'acquisto ex art. 38 l. n. 392/1978).

(Cassazione Civile, 4 ottobre 2018, n. 24203)


Minore in tenera età e pernotto presso il padre

Nel definire le modalità di affidamento condiviso del figlio minore (di meno di due anni di età) di una coppia non sposata, in assenza di accordo tra le parti circa gli obblighi patrimoniali e le modalità di gestione dell’affido con collocamento prevalente presso la madre, è ammissibile in via immediata il pernotto del minore, ormai svezzato, presso il padre, con forme graduali di attuazione ed estensione del periodo di permanenza in ragione dell’incremento dell’età del bambino.

(Tribunale di Trieste, decreto 5 settembre 2018)


Condotte delittuose dei dipendenti pubblici ed occasione necessaria della funzione

È configurabile la responsabilità civile della pubblica amministrazione anche per le condotte delittuose dei dipendenti pubblici dirette a perseguire finalità esclusivamente personali, purché l’adempimento delle funzioni pubbliche costituisca un’occasione necessaria che l’autore del reato sfrutta per il compimento degli atti penalmente illeciti.

(Cassazione Civile, ordinanza 5 novembre 2018, n. 28079)