La clausola risolutiva espressa è nulla se sono indeterminate le obbligazioni

La clausola risolutiva espressa presuppone che le parti abbiano previsto la risoluzione di diritto del contratto per effetto dell'inadempimento di una o più obbligazioni specificamente determinate, cosicché il Giudice non possa verificare la gravità dell’inadempimento. Pertanto, la clausola che attribuisca ad uno dei contraenti la facoltà di dichiarare risolto il contratto per gravi e reiterate violazioni dell'altro contraente “a tutti gli obblighi” da esso discendenti va ritenuta nulla per indeterminatezza dell'oggetto, in quanto detta locuzione nulla aggiunge in termini di determinazione delle obbligazioni il cui inadempimento può dar luogo alla risoluzione del contratto e rimette in via esclusiva ad una delle parti la valutazione dell'importanza dell'inadempimento dell'altra.

(Corte di Appello di Milano, 19 febbraio 2018)


Concorso del cliente nel comportamento negligente del commercialista.

Nel rapporto tra contribuente (soprattutto lavoratore autonomo o imprenditore) e commercialista, la condotta del contribuente dev'essere improntata a diligenza qualificata in ordine al puntuale assolvimento dei propri obblighi fiscali, se non del quantum e delle modalità di adempimento (demandati al consulente), quanto meno dell’an della pretesa statuale, richiedendosi da parte sua l’esercizio del dovere di vigilanza affinché venga data puntuale esecuzione al mandato conferito. Pertanto, nell'ipotesi in cui sia ravvisabile un difetto di diligenza del professionista, questi non risponde per l’intero danno ove dimostri che il comportamento negligente del cliente sia concorso nella produzione dell’evento, con conseguente limitazione per il professionista dell’obbligo risarcitorio.

(Tribunale di Milano, 12 gennaio 2018, n. 265)


Non comparire all’interrogatorio formale può formare il convincimento del giudice.

In tema di opposizione a decreto ingiuntivo, il convincimento del Giudice, oltre che sulla base dell'istruttoria documentale e orale, può derivare anche dalla mancata comparizione della legale rappresentante della società opponente all'interrogatorio formale ammesso nei suoi confronti, in assenza di qualsiasi giustificazione, ai sensi dell'art. 232 C.p.C..

(Tribunale Parma, 2 febbraio 2018, n. 176)


Concordato misto e soddisfazione dei chirografari

Il concordato “misto” può essere definito quale figura negoziale atipica che si pone come tertium genus tra il concordato liquidatorio e il concordato con continuità aziendale e non appare corretto sostenere che la semplice presenza di una componente liquidatoria debba comportare tout court l’osservanza della soglia minima del 20 %.

(Tribunale di Como, 27 febbraio 2018)


Al poliziotto carente nelle indagini può configurarsi la responsabilità civile?

In caso di omissione colposa nelle indagini delegate alla polizia dall'autorità giudiziaria, la condotta dell’agente non può costituire autonoma fonte di responsabilità civile poiché non può essere distinta dall'attività pubblicistica dell’organo titolare dell’azione penale. Al di fuori dei casi dolosi inquadrabili nell'ambito della calunnia, la sovrapponibilità dell’attività pubblicistica dell’autorità giudiziaria alla condotta dell’agente, esclude la configurabilità di un nesso causale con il danno eventualmente subito da chi si afferma leso dall'omissione, fermo restando il regime di responsabilità inerente al titolare del suddetto organo.

(Cassazione Civile, ordinanza 13 marzo 2018, n. 6036)


Fino a che età il figlio ha diritto al mantenimento?

Con il superamento di una certa età, il figlio maggiorenne, anche se non indipendente, raggiunge comunque una sua dimensione di vita autonoma che lo rende, se del caso, meritevole dei diritti ex art. 433 c.c. ma non più del mantenimento ex art. 337 -ter, 337-octies Cod. Civ.. Viene pertanto individuata, come età presuntiva, in linea con le statistiche ufficiali, nazionali ed europee, che oltre la soglia dei 34 anni, lo stato di non occupazione del figlio maggiorenne non può più essere considerato quale elemento ai fini del mantenimento, dovendosi ritenere che, da quel momento in poi, il figlio stesso possa semmai, avanzare le pretese riconosciute all'adulto, ovvero il regime degli alimenti.

(Tribunale di Modena, 1 febbraio 2018, n. 165)


Amministrazione di sostegno anche in caso di prodigalità

Può adottarsi la misura dell’amministrazione di sostengo, nell'interesse del beneficiario e a protezione del di lui patrimonio, anche in presenza dei presupposti di legge per l'interdizione o inabilitazione e anche in caso di prodigalità.

(Cassazione civile, 7 marzo 2018, n. 5492)


Revoca della sentenza di fallimento ed interruzione del giudizio di opposizione allo stato passivo

La sopravvenuta revoca della dichiarazione di fallimento, passata in giudicato, rende improcedibile il giudizio di opposizione allo stato passivo, attesa la natura endofallimentare di detto giudizio, inteso all'accertamento del credito con effetti limitati al concorso allo stato passivo. Nel caso in cui il fallito ritorni in bonis, l’accertamento effettuato nella procedura fallimentare non ha valore di prova certa ed il creditore, per recuperare coattivamente le somme, dovrà munirsi di regolare titolo esecutivo e, quindi, per ottenerlo, provvedere alla prova del credito secondo le regole generali.

(Cassazione civile, ordinanza 19 febbraio 2018, n. 3957)


Straordinarietà dell’evento atmosferico e risarcimento danni

La straordinarietà di un evento atmosferico può comportare la configurabilità del caso fortuito, idoneo ad escludere, come nel caso di specie, le pretese risarcitorie di alcuni automobilisti nei confronti della Provincia, proprietaria del tratto di strada in cui gli stessi erano rimasti bloccati a causa di un’abbondante nevicata senza ricevere né assistenza né soccorso.

(Cassazione civile, ordinanza 12 marzo 2018, n. 5859)


Ingiustizia del danno e responsabilità della banca

E’ da rigettare la domanda di risarcimento per danno ingiusto avanzata da un correntista nei confronti del proprio istituto di credito, il quale non aveva adempiuto tempestivamente alla richiesta del cliente che aveva disposto un bonifico sul conto corrente estero della moglie e, successivamente a tale inadempimento, le somme sul conto corrente venivano pignorate da un creditore.

Non si profila infatti il danno ingiusto, in quanto il correntista era perfettamente consapevole della propria esposizione debitoria ed attraverso la richiesta di bonifico risultava chiaro che lo stesso volesse eludere le pretese del creditore. Inoltre, al momento della disposizione del bonifico, non vi era la presenza di alcun credito da tutelare, perché nel patrimonio del correntista rientravano già i debiti maturati in epoca antecedente alla disposizione del bonifico, che già gravavano in senso negativo sul suo patrimonio.

(Cassazione Civile, ordinanza 6 marzo 2018, n. 5152)