Decorrenza termini prescrizione nel contratto di conto corrente
Il conto corrente è un rapporto unitario che, sebbene trovi esecuzione frazionata in una molteplicità di operazioni, il termine prescrizionale per la ripetizione di indebiti decorre dalla sua chiusura.
(Tribunale di Milano, 20 settembre 2019)
Perfezionamento del contratto e diritto del mediatore alla provvigione
Al fine di riconoscere al mediatore il diritto alla provvigione, l’affare deve ritenersi concluso quando, tra le parti poste in relazione dal mediatore medesimo, si sia costituito un vincolo giuridico che abiliti ciascuna di esse ad agire per la esecuzione specifica del negozio, nelle forme di cui all’art. 2932 c.c., ovvero per il risarcimento del danno derivante dal mancato conseguimento del risultato utile del negozio programmato. Va, invece, escluso il diritto alla provvigione qualora tra le parti non sia stato concluso un affare in senso economico-giuridico, ma si sia soltanto costituito un vincolo idoneo a regolare le successive articolazioni del procedimento formativo dell’affare, come nel caso in cui sia stato stipulato un patto di opzione, idoneo a vincolare una parte soltanto, ovvero un cd. preliminare di preliminare, costituente un contratto ad effetti esclusivamente obbligatori non assistito dall’esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c. Detto contratto, invero, in caso di inadempimento, pur essendo di per se stesso valido ed efficace e non nullo per difetto di causa, ove sia configurabile un interesse delle parti meritevole di tutela alla formazione progressiva del contratto fondata sulla differenziazione dei contenuti negoziali delle varie fasi in cui si articola il procedimento formativo, non legittima tuttavia la parte non inadempiente ad esercitare gli strumenti di tutela finalizzati a realizzare, in forma specifica o per equivalente, l’oggetto finale del progetto negoziale abortito, ma soltanto ad invocare la responsabilità contrattuale della parte inadempiente per il risarcimento dell’autonomo danno derivante dalla violazione, contraria a buona fede, della specifica obbligazione endo-procedimentale contenuta nell’accordo interlocutorio.
(Cassazione Civile, 19 novembre 2019, n. 30083)
L’attrice chiamava in Tribunale la convenuta per sentirla condannare al pagamento di una somma di denaro a titolo di provvigione per l’attività di mediazione svolta in relazione all’acquisto di un immobile.
Per il Tribunale non poteva essere accolta la pretesa dell’attrice perché la convenuta era intervenuta nella trattativa negoziale solo in un secondo momento e quindi non era obbligata a versare la provvigione. La Corte d’Appello, rigettando la decisione di prime cure, condannava l’appellata al pagamento della somma. Quest’ultima, pertanto, avverso la pronuncia di secondo grado proponeva ricorso per cassazione denunciando violazione di legge per non aver la Corte territoriale tenuto conto che la provvigione poteva essere riconosciuta solo in favore dei soggetti regolarmente iscritti all’albo dei mediatori. E poiché, nel caso in esame, la ricorrente affermava di aver avuto rapporti solo con una collaboratrice della mediatrice immobiliare, la domanda avrebbe dovuto essere respinta, in quanto la mediatrice stessa non aveva provato che la sua collaboratrice avesse tale requisito.
Per i Giudici di legittimità tale censura non risulta fondata.
Innanzitutto il diritto alla provvigione consegue non alla conclusione del mediatore del negozio giuridico, ma dell’affare, che deve ritenersi concluso quando, tra le parti poste in relazione al mediatore, si sia costituito un vincolo giuridico che abiliti esse ad agire per l’esecuzione del negozio o per il risarcimento del danno derivante dal mancato conseguimento del risultato del negozio.
Va invece escluso il diritto alla provvigione se tra le parti non sia stato concluso un affare in senso economico-giuridico, ma si sia solo costituito un vincolo idoneo a regolare le successive articolazioni del processo formativo dell’affare, come nell’ipotesi in cui si sia stipulato un patto d’opzione, idoneo a vincolare una sola parte, oppure un cosiddetto contratto “preliminare di preliminare” che legittima la parte adempiente soltanto ad invocare la responsabilità contrattuale della parte inadempiente per il risarcimento del danno.
Il contenuto del contratto e gli obblighi dell’appaltatore
L'appaltatore è tenuto al rispetto delle prescrizioni contenute nel titolo autorizzativo e di quelle derivanti dal contratto sottoscritto dalle parti. Pertanto, la mancata menzione nel contratto di appalto, delle prescrizioni contenute nella relazione energetica che, seppur prevista dalla legge ai fini del rilascio del titolo autorizzativo, non implica l'obbligo dell'appaltatore di rispettare tale prescrizione.
(Cassazione Civile, ordinanza 15 novembre 2019 n. 29781)
La clausola con cui la banca ha subordinato il dar corso alle operazioni richieste dal cliente al consenso al trattamento dei dati sensibili è affetta da nullità
La clausola contrattuale con cui la banca subordina il dar corso alle operazioni richieste dal cliente al consenso al trattamento dei dati sensibili è affetta da nullità in quanto contraria a norme imperative, a norma dell'art. 1418 c.c..
(Cassazione Civile, ordinanza 21 ottobre 2019, n. 26778)
La scarsa soddisfazione manifestata dagli sposi per il ricevimento ritenuto non all'altezza non è elemento sufficiente per parlare di “danno morale”
E’ legittima la pretesa del titolare della struttura che ha ospitato il ricevimento nuziale: egli dovrà percepire l’intera cifra pattuita cogli sposi, dovendosi ritenere irrilevanti le lamentele della coppia per la scarsa qualità del cibo e del servizio; tale elemento, infatti, non basta per parlare di danno esistenziale (peraltro, moglie e marito avrebbero dovuto essere più tempestivi e segnalare la loro insoddisfazione entro 60 giorni dal ricevimento).
(Cassazione Civile, ordinanza 17 ottobre 2019, n. 26485)
Modalità di determinazione del compenso dell’architetto
In mancanza di pattuizione del compenso, l'onere probatorio del professionista (nel caso di specie, architetto) viene assolto mediante la prova delle opere eseguite, dovendosi procedere alla sua determinazione secondo i criteri fissati nell'art. 2233 c.c., ossia in base al valore finale delle opere.
(Cassazione Civile, ordinanza 23 settembre 2019, n. 23562)
Il diritto alla provvigione sorge se l’affare è conseguenza dell’intermediazione
Il diritto del mediatore alla provvigione sorge tutte le volte in cui la conclusione dell'affare sia in rapporto causale con l'attività intermediatrice, pur non richiedendosi che, tra l'attività del mediatore e la conclusione dell'affare, sussista un nesso eziologico diretto ed esclusivo, ed essendo, viceversa, sufficiente che, anche in presenza di un processo di formazione della volontà delle parti complesso ed articolato nel tempo, la "messa in relazione" delle stesse costituisca l'antecedente indispensabile per pervenire, attraverso fasi e vicende successive, alla conclusione del contratto.
(Cassazione civile, 26 agosto 2019, n. 21712)
Compensazione in caso di negato imbarco, cancellazione del volo o ritardo prolungato
L' art.8 §. 2 Regolamento (CE) n. 261/2004 che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato, deve essere interpretato nel senso che un passeggero che ha il diritto, a titolo della direttiva 90/314/CEE, concernente i viaggi, le vacanze ed i circuiti «tutto compreso», di rivolgersi al suo organizzatore di viaggi per ottenere il rimborso del suo biglietto aereo, non ha più la possibilità, di conseguenza, di chiedere il rimborso di tale biglietto al vettore aereo sulla base di detto regolamento, neanche qualora l'organizzatore di viaggi non sia economicamente in grado di effettuare il rimborso del biglietto e non abbia adottato alcuna misura per garantirlo.
(Corte di Giustizia UE, 10 luglio 2019, n. 163)
Interpretazione delle clausole contrattuali ambigue
Di fronte ad un complesso di clausole contrattuali ambiguo e polisenso in base ai criteri letterali o logico-sistematici, è corretto il ricorso del Giudice alla clausola cd. contra stipulatorem, essendo necessario tutelare l’affidamento in capo al contraente più debole in presenza di un esito interpretativo ambiguo delle clausole stesse.
(Cassazione Civile, 9 luglio 2019, n. 18394)
Decreto ingiuntivo per consegna di documenti bancari
L’utente bancario è pienamente legittimato a ricorrere al procedimento monitorio di cui agli artt. 633 e ss. c.p.c. al fine di ottenere la consegna di determinati documenti riferibili a diritti di credito, quali quelli previsti dall'art. 119 del D. Lgs n. 385/1993, posto che il diritto del cliente alla consegna dei documenti relativi al suo contratto ha natura di diritto soggettivo di rango primario e i costi di produzione sono dovuti alla banca solo a seguito della richiesta ex art. 119 T.U.B. del cliente, ma non nel caso in cui si è in presenza di un ordine giudiziale che va semplicemente adempiuto.
(Tribunale di Parma, 3 aprile 2019)